Pamela Mastropietro Storia

Pamela Mastropietro Storia; Il caso dell’omicidio di Pamela Mastropietro continua a gettare un’ombra oscura sul sistema giudiziario italiano, poiché la Corte Suprema ha recentemente confermato l’atroce atto di violenza sessuale commesso da Innocent Oseghale. Oseghale, già condannato all’ergastolo per l’omicidio e l’occultamento del corpo di Pamela Mastropietro, ha dovuto affrontare ulteriori accuse relative alla violenza sessuale inflitta alla vittima di 18 anni.

La tragedia avviene il 29 gennaio 2018, quando Pamela Mastropietro lascia la comunità di recupero Pars di Corridonia, nel maceratese, dove era in cura per la sua dipendenza. Pamela, affetta da disturbo borderline di personalità, aveva tentato in precedenti occasioni di prendere le distanze dal centro. In quel fatidico giorno incontrò un uomo che le offrì un passaggio alla stazione di Piediripa, forse in cambio di prestazioni sessuali. La sua intenzione era di tornare a Roma, ma ha perso il treno.

Pamela Mastropietro Storia
Pamela Mastropietro Storia

Successivamente, Pamela ha incontrato un tassista che le ha proposto di ospitarla per la notte in cambio di favori sessuali. Il giorno successivo raggiunse i Giardini Diaz di Macerata, noti per lo spaccio di droga. Mentre i genitori di Pamela cercavano disperatamente la figlia, un passante ha avvisato la polizia della presenza di due valigie nei pressi di un’abitazione in via dell’Industria.

La macabra scoperta ha rivelato il corpo smembrato di Pamela Mastropietro nascosto all’interno delle valigie. L’indagine ha portato rapidamente all’identificazione di Innocent Oseghale attraverso filmati di sorveglianza. Oseghale, un nigeriano di 29 anni, aveva attirato Pamela nel suo appartamento, dove l’aveva costretta a consumare eroina. Sfruttando il suo stato alterato, l’ha sottoposta a violenza sessuale, sfociando in uno scontro mortale durante il quale l’ha pugnalata e ne ha smembrato il corpo.

Il tentativo di Oseghale di cancellare le prove con la candeggina è stato vanificato dalla presenza del suo DNA sotto le unghie della vittima. Il criminale ha poi smaltito le parti del corpo nelle valigie che Pamela aveva utilizzato per lasciare la comunità di recupero. L’arresto è seguito il 1 febbraio 2018, con gli investigatori che hanno scoperto i vestiti di Pamela e tracce del suo sangue nell’appartamento di Oseghale in Via Spalato.

Il successivo processo, iniziato il 13 febbraio 2019, si è concluso con la condanna all’ergastolo e a 18 mesi di isolamento per Oseghale. Le accuse comprendevano omicidio, violenza sessuale su vittima in condizioni di inferiorità, occultamento e distruzione della salma. Durante tutto il procedimento legale, la madre di Pamela, Alessandra Verni, ha mostrato una determinazione incrollabile, sostenendo che fosse fatta giustizia per sua figlia. Al secondo processo d’appello di Perugia, indossò addirittura una maglietta con l’immagine del cadavere smembrato di Pamela, a simboleggiare la natura orribile del crimine che scosse la nazione.

La recente decisione della Corte di Cassazione di confermare l’aggravante della violenza sessuale nella condanna di Oseghale riflette l’impegno a garantire giustizia per Pamela Mastropietro. La risposta del pubblico fuori dal Palazzo di Giustizia di Roma, con manifesti in onore della vittima, sottolinea il dolore collettivo e la richiesta di responsabilità. Mentre il processo legale giunge alla sua conclusione, il caso Pamela Mastropietro rappresenta un triste promemoria della necessità di vigilanza nel proteggere le persone vulnerabili dalle atrocità avvenute a Macerata nel 2018.

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