Boninsegna Oggi; Roberto Boninsegna, l’iconico attaccante italiano, festeggia oggi il suo 80esimo compleanno e, mentre gli appassionati di calcio ripercorrono la sua illustre carriera, diventa evidente che il suo impatto sul campo rimane impresso negli annali della storia del calcio italiano.
Nato a Mantova il 13 novembre 1943, il percorso di Boninsegna nel mondo del calcio è stato a dir poco straordinario. Il suo fisico robusto, le acrobazie letali e una notevole abilità nei calci di rigore lo hanno reso una forza da non sottovalutare. Mentre i suoi anni migliori lo hanno visto indossare le maglie di Inter, Cagliari e Juventus, l’influenza di Boninsegna si è estesa oltre il calcio di club fino alla scena internazionale, rappresentando l’Italia nella Coppa del Mondo del 1970.
Mentre Boninsegna riflette sulla sua carriera, rimane fedele alle sue radici, dichiarando il suo incrollabile sostegno all’Inter. Tuttavia, la ricchezza del suo palmarès risiede nel periodo trascorso alla Juventus, dove si è assicurato due campionati di Serie A, una Coppa Italia e la Coppa UEFA del 1977, il primo trofeo europeo per i giganti torinesi.
Ricordando la sua esperienza alla Juventus, Boninsegna condivide un aneddoto divertente che coinvolge il presidente Boniperti. Dopo aver vinto la Coppa UEFA contro l’Athletic Bilbao, Boninsegna, insieme ai compagni di squadra, ha scherzosamente preso in giro Boniperti, suggerendo che solo i giocatori milanesi avrebbero potuto assicurarsi la gloria europea. Boniperti ha risposto con arguzia, prevedendo il ritorno di Boninsegna all’Inter, ma con ironia a “Internapoli”.
Approfondendo i colpi di scena della sua carriera, Boninsegna racconta le sue difficoltà iniziali per guadagnarsi la fiducia dell’Inter. Pur essendo un tifoso dell’Inter nel cuore, i suoi anni di maggior successo sono arrivati durante i tre anni al Cagliari. Il passaggio alla Juventus, seppure inizialmente non voluto, segnò la rinascita della sua carriera, vincendo scudetti e diventando parte integrante della squadra.
Un momento cruciale impresso nella memoria di Boninsegna è la Coppa del Mondo del 1970. Inizialmente inserito tardivamente a causa dell’infortunio di Anastasi, Boninsegna ha giocato un ruolo fondamentale, segnando in semifinale e finale contro il Brasile. Anche se l’Italia non è stata all’altezza di Pelé e compagni, il torneo ha lasciato un segno indelebile nella carriera di Boninsegna.
Discutendo del suo periodo all’Inter, Boninsegna contesta i dati ufficiali, sostenendo che un suo gol sarebbe stato erroneamente attribuito ad un’autogol, costandogli il titolo di capocannoniere. Nonostante questa battuta d’arresto, vive i sette anni in nerazzurro come un periodo di grandi soddisfazioni.
Mentre la conversazione si sposta sui compagni, Boninsegna individua in Roberto Bettega il suo partner d’attacco ideale. Ricordando con affetto i duelli con i difensori, ricorda le dure battaglie contro Burgnich, Gladiolo e Rosato. In particolare, la sua rivalità con Morini, iniziata durante un torneo giovanile, si è evoluta in una partnership quando entrambi hanno indossato la maglia bianconera della Juventus.
Guardando al gioco moderno, Boninsegna ritrova scorci di sé in giocatori come Lukaku, riconoscendo la loro capacità di fornire riferimento e profondità alle proprie squadre. La sua analisi mostra una profonda comprensione dello sport e della sua evoluzione.
Al di là dei suoi giorni da giocatore, Boninsegna è passato all’allenatore e al management. Il suo contributo al calcio italiano si è esteso al tutoraggio di squadre giovanili e successivamente al ruolo di direttore tecnico per club come il Mantova. Anche in pensione, si è cimentato nella recitazione, apparendo in film e fiction televisive.
Mentre Roberto Boninsegna festeggia il suo ottantesimo compleanno, la sua eredità è alta, testimonianza di una carriera caratterizzata da resilienza, umorismo e un profondo amore per il bellissimo gioco. Che sia vestito di blu Nerazzurri, rosso Cagliari o bianco e nero della Juventus, l’impatto di Boninsegna trascende i colori, risuonando con i tifosi che amano l’epoca d’oro del calcio italiano.